Il 30 aprile 2012 Francesco Bearzi, approfondendo gli studi su WebQuest, decideva di contattare via mail Salvatore Colazzo, l’accademico che maggiormente, negli anni precedenti, si era impegnato per la diffusione di tale metodologia didattica in Italia.
Iniziava subito tra i due una fittissima corrispondenza telematica, poi telefonica. Dopo una settimana, si conoscevano di persona in Salento. Nasceva così un profondo rapporto di collaborazione e amicizia, di cui WebQuest era stata la serendipitosa occasione.
L’istanza iniziale era quella di diffondere nel nostro paese il WebQuest di Bernie Dodge, specie nella rivisitazione operata da Tom March, con particolare attenzione alle esigenze formative stimolate dall’orizzonte socio-comunicativo post Web 2.0.
Si pensava, in sostanza, ad un accomodamento teorico. Senza voler modificare le caratteristiche strutturali di WebQuest. E si intendeva compiere tale accomodamento rivitalizzando il cuore pulsante della metodologia, ovvero la coniugazione del cooperative learning a piccoli gruppi di pari con l’utilizzo di ICT, in particolare web-based, per costruire un ponte tra gli universi delle esperienze degli studenti in sede scolastica ed extrascolastica. Si intendeva, infine, mantenere le migliori promesse di WebQuest in termini di promozione del pensiero critico, creativo, divergente e abduttivo.
Tutto ciò si accordava con la riconsiderazione di WebQuest da parte di Salvatore Colazzo (contemporanea a quella di tanti altri ricercatori, per lo più anglosassoni), che si era appunto prevalentemente concentrata sul potenziamento delle componenti learner-centered della metodologia e in particolare sulle sue promesse in termini di stimolazione del pensiero abduttivo.
Nel giro di un paio d’anni, ci è però apparso sempre più chiaro che, nel cercare di incontrare le istanze degli studenti di oggi, l’orizzonte inizialmente prospettato era stato completamente trasceso. Avevamo ormai concepito qualcosa di irriducibile a WebQuest. Altrettanto chiaro ci è apparso che si sarebbe potuti pervenire a New WebQuest attraverso vari percorsi alternativi, muovendo da tanti diversi punti di partenza.
Tacendo di analoghe suggestioni provenienti dalla tradizione interculturale e italiana di apprendimento cooperativo, abbiamo in seguito riconosciuto che le principali affinità teoriche con New WebQuest possono identificarsi in modelli di cooperative learning a forte vocazione socio-costruttivistica e di matrice deweyana, come la Group Investigation, ripensati in termini di comunità di ricerca (S. Cacciamani). Successivamente, ne abbiamo riconosciute in altri riferimenti, in particolare Donald Winnicott, che ci hanno ispirato nell’elaborazione del costrutto di comunità creativa di ricerca.
Abbiamo tuttavia preferito, nella denominazione della metodologia, mantenere una prospettiva di fedeltà al “vecchio paradigma”, per sottolinearne l’ontogenesi e alcune eredità. L’aggettivo “new” va allora inteso come portatore di una duplice valenza. Da un lato proattiva, indicando che si procede oltre WebQuest, non senza una sfumatura di richiamo alle ragioni del cambiamento, quelle del “New Web”. Dall’altro conservativa, perché l’attributo si accompagna al tradizionale sostantivo.
Già nell’a.s. 2012-13 iniziava, in un contesto di ricerca-azione, la pre-sperimentazione di New WebQuest.
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